Water Warriors, le guerriere dell’acqua negli scatti di Lynn Johnson

Il sole si è appena alzato sulla immensa distesa desertica, arsa dal calore. Come ad un appuntamento tacito, le donne escono in silenzio dalle case di laminato rovente che hanno sostituite quelle di sterco e fango che ogni generazione di Masai tramanda a quelle successive. Sulle spalle portano una tanica che presto sarà piena di acqua fangosa. Lynn Johnson sa che è il momento giusto per iniziare a scattare. I suoi scatti fanno il giro del mondo, diventano una denuncia potente degli effetti dei cambiamenti climatici e della grande siccità che sta mettendo in ginocchio l’Africa.

 

water slavesNon si sa quanto queste donne cammineranno per trovare il liquido prezioso, forse due ore o due giorni. A loro poco importa. Da quando siamo nati, questa è la nostra vita, dicono con rassegnazione. E’ il loro destino, lo condividono con altre, tante, donne in altri paesi dell’Africa, e non solo. Portare acqua significa portare la vita nel villaggio, anche a rischio di essere colpita dalle malattie o dalla mano dell’uomo. Avere acqua significa coltivare uno scampolo di terra secca, produrre cibo che nutre, mandare le figlie a scuola.

Lynn Johnson la ha chiamate Water Warriors, guerriere dell’acqua. Guerriere che combattono con una forza indomabile perché la vita torni nelle loro case. Anche Lynn è una guerriera. Le sue armi sono la macchina fotografica, l’invisibilità di fronte ai soggetti che ritrae, una dose sufficiente di indignazione e compassione che porta con sé, dovunque vada.

Organizzazioni come National Geographic, World Press Photo, il prestigioso Robert F. Kennedy Centre for Justice and Human Rights l’hanno premiata per avere ritratto ciò che ci passa ogni giorno accanto ma che non vogliamo vedere: razzismo, stupri, malattie, siccità. Dalle pagine di National Geographic e Life Johnson continua a farci vedere con la forza delle sue immagini ciò che davvero siamo o possiamo essere, a indurre non solo emozioni ma a perseguire il cambiamento. A non restare inerti davanti a un computer o alla Tv ma a rimboccarci le maniche.

Si stima che la mancanza di acqua colpirà nel 2020, ossia tra due anni, oltre 250 milioni di persone e

*The only hope for women in this area is education and thanks to Alemitu and her husband,Enrico, these girls, holding their final report cards proudly, have been able to go to school. They attend Mechello School with support for books and food and general encouragement for girls-so much so that the girls now outnumber the boys. But this is rare in the Ethiopian countryside where boy are still favored and girls are beasts of burden.

tra venti anni quasi l’80% delle coltivazioni di cereali. Tra Kenya, Etiopia e Somalia è ormai emergenza umanitaria. E’ in quest’area vastissima che il riscaldamento globale, soprattutto lo sviluppo dissennato del mondo occidentale, ha colpito in maniera massiccia tranciando milioni di vite e un equilibrio socio-politico già precario, che rischia di essere definitivamente travolto dalle migrazioni di centinaia di migliaia di persone che ogni giorno si mettono in viaggio verso il nord del Continente nero, verso l’Europa.

Secondo le previsioni più pessimiste, non ci vorrà molto a che il Sahel diventi un immenso deserto che spingerà a partire milioni e milioni di uomini e donne, in uno dei più imponenti esodi che la storia ricordi.

A crescere è anche la lista dei conflitti per l’acqua, dalla Siria al Sudan, dall’India al Pakistan, fino alle rive del Mekong e ai paesi dell’Occidente dove si protesta contro la privatizzazione delle risorse idriche.

Il prossimo 22 marzo sarà la Giornata mondiale dell’acqua. L’occasione giusta per ricordare che l’acqua non è più un bene di cui possiamo godere a iosa, né sempre un bene comune, per segnare in agenda termini come water grabbing (accaparramento d’acqua), water wars, siccità, emigrazioni. E per andare a vedere le foto di Lynn Johnson, in questi giorni esposte nella mostra Water Warriors, grazie alla partnership tra Blue Ocean e National Geographic, a Catanzaro, nei locali restaurati dell’ ex Stac, P.za Matteotti.

(Ph. Lynn Johnson https://www.lynnjohnsonphoto.com/)

water slaveswater slaves

 

 

 

 

 

*(This family is the writerÕs main focus) they are a fairly typical family living in as yet an unserved village of Foro. Wife-Aylito Binayo, Husband-Guyo Jalto, Oldest-Kumacho Guyo-4, Marcos-2, Petros-10 mos. Often the children are left alone when mom has to collect water fom the spring. The trip takes about 2-3 hours but she has no choice. If Kumacho feels ÒaloneÓ he said he just goes to a neighbors compound, The scabs on his nose are from a fall he had while carrying his youngest sibling.

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13. marzo 2018 by Anna Puleo
Categories: writing and more | Tags: | Leave a comment

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