Quattro secoli dopo La Città del Sole di Tommaso Campanella diventa patrimonio di tutti

Una città di forma circolare si erge su un colle, circondata da sette mura fortificate. Sette come i pianeti da cui prendono nome e come le lampade che rischiarano il Tempio del Sole che domina l’urbe. Sette come le effigi di tutte le forme di conoscenza che gli uomini si sono dati nei secoli. Benvenuti nell’isola di Taprobana dove sorge la Città del Sole, che Tommaso Campanella raffigurò in Civitas Solis idea republicae philosophica, l’opera che ha reso famoso il filosofo di Stilo, che condivide con Platone (La Repubblica), Francis Bacon (La Nuova Atlantide), Thomas More (Utopia), e poi con Jonathan Swift (I viaggi di Gulliver), H.G. Wells, Aldous Haxley a moltri altri l’idea che una società perfetta sia possibile.

Sorge nell’alta campagna un colle, sopra il quale sta la maggior parte della città; ma arrivano i suoi giri molto spazio fuor delle radici del monte, il quale è tanto, che la città fa due miglia di diametro e più, e viene ad essere sette miglia di circolo; ma, per la levatura, più abitazioni ha, che si fosse in piano. E’ la città distinta in sette gironi grandissimi, nominati dalli sette pianeti, e s’entra dall’uno all’altro per quattro strade e per quattro porte, alli quattro angoli del mondo spettanti; ma sta in modo che, se fosse espugnato il primo girone, bisogna più travaglio al secondo e poi più; talché sette fiate bisogna espugnarla per vincerla. Ma io son di parere, che neanche il primo si può, tanto è grosso e terrapieno, ed ha valguardi, torrioni, artelleria e fossati di fuora.

 

Una società solidale ed egualitaria, quella disegnata da Campanella, dove beni e talenti sono mcitta-del-soleessi in comune, dove non esistono differenze sociali nè di genere, dove a dominare non è la proprietà delle cose nè il nome che hai ma ciò in cui eccelli e il tuo modo d’essere spirituale ed esistenziale, coltivati sin da bambini, perchè

tra loro non ci è ozio nullo, se non quello che li fa dotti; che però vanno in campagna a correre, a tirar dardo, sparar archibugi, seguitar fiere, lavorare, conoscer l’erbe, mo una schiera, mo l’altra di loro.

 

Questa società, che si fonda su libertà e giustizia e sull’armonia di poteri e saperi, rappresenta l’ansia di rinnovamento e di stabilità di fronte alla tempesta scatenata dalla Riforma protestante, dalla agonia del modello feucitta_soledale, dalle scoperte straordinarie di Galileo e Copernico. A dimostrare che un nuovo mondo è possibile Campanella, convinto che vi fossero le condizioni in Calabria per instaurare una Repubblica virtuosa, ordì una congiura contro il dominio spagnolo ma venne scoperto e dopo avere confessato sotto le peggiori torture, si finse pazzo per sfuggire alla morte. Alla fine si beccò 27 anni di carcere, nel quale scrisse le sue opere migliori, compresa La Città del Sole e  l’Apologia di Galileo, continuando a sognare l’avvento di una società più giusta, libera e felice, fondata sul sapere.

 

Cinque secoli dopo la pubblicazione dell’Utopia di More (1516) e quattro dopo la prima edizione de La Città del Sole, la Biblioteca comunale di Trento, che detiene la prima edizione nota del manoscritto del 1602, in collaborazione con Wikimedia Italia, ha reso disponibile il testo con licenza libera sulle pagine di Wikisource, il progetto gemello di Wikipedia, che rende fruibili a tutti documenti storici liberi da copyright. Realizzando quella messa in comune e quella universalità del sapere che un frate inquieto e allergico alle cose date aveva indicato come radice prima di qualsiasi società di eguali.

 

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06. dicembre 2016 by Anna Puleo
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