Picasso in Italia

Guarda dirittamente nell’obiettivo la bella ragazza dagli zigomi alti, la massa dei capelli raccolti nello chignon. Accanto ha due uomini, uno alto, i tratti nordici, l’altro basso e muscoloso, il ciuffo di capelli corvini sugli occhi incandescenti, persi nell’adorazione di lei. L’immagine è una delle testimonianze del periodo che Pablo Picasso e Jean Cocteau trascorsero in Italia, dove il pittore spagnolo conosce Ol’ga Khochlova, se ne innamora e la sposa.

parade picassoPicasso è già un artista famoso, si interessa al circo e alla scultura africana, avvia la stagione cubista con Le Demoiselles d’Avignon ma è sempre più interessato al segno puro,  significato e significante insieme.

Si muove tra la Spagna e Parigi, dove frequenta il mondo dell’arte e soprattutto quello della scrittura. I suoi amici sono gli scrittori Salmon, Apollinaire, Gertrude Stein. Ai primi venti di guerra, nel 1914, molti di loro partono per il fronte (Apollinaire non tornerà più) e quella che era definita la bande à Picasso si smembra. L’artista decide di rimanere a Parigi, dove incontra Jean Cocteau, che lo convince a seguirlo in Italia al seguito della compagnia dei Balletti russi di Sergej Pavlovič Djagilev, impegnato nella preparazione di una nuova produzione, Parade.

I due arrivano a Roma, dove si tengono le prove, a febbraio del 1917. E’ l’inizio di un periodo fertilissimo e di sicuro fondamentale per la vita personale e artistica dello spagnolo. A Roma Pablo si invaghisce di una delle ballerine del Balletto, Ol’ga Khochlova, e la sposa. Tre anni dopo nasce il primogenito, Paul.

foto 1In Italia Picasso conosce i futuristi e gli artisti della Secessione, studia l’arte rinascimentale e classica, senza dimenticare la commedia dell’arte, che imprimono alla sua arte una nuova svolta stilistica,  il cosiddetto periodo neoclassico al quale appartengono opere celeberrime come Due donne che corrono sulla spiaggia, Tre donne alla fontana, Grande bagnante, i ritratti di Olga, i Pierrot e gli Arlecchino, uno dei suoi personaggi prediletti, percorso e ripercorso in diverse opere. Ancora una sfida al suo tempo. I riferimenti sono i grandi artisti del passato e i moderni, il filo rosso che li unisce è la sua sconfinata ricerca estetica e il cubismo.

«Mi sveglio neoclassico e mi addormento neocubista», afferma, ribadendo la libertà massima dell’artista di operare sulla materia e di farne un’opera in progress, continuamente plasmabile nel confronto con la realtà.

Picasso intanto lavora ai costumi e al sipario di Parade, una tela enorme (alta 11 metri a larga 17) che ritrae l’esibizione di una ballerina su un cavallo alato, di fronte a una tavola imbandita cui siedono  saltimbanchi, acrobati e musicisti. La scena è sospesa in un’atmosfera onirica, fuori dal tempo, sullo sfondo si intravedono delle rovine, le ultime vestigia della classicità, a terra una palla che ritrae il nostro universo. La poesia contrapposta alla ferocia della guerra. E’ il primo saggio di cubismo in scena.

Scriverà Gertrude Stein nella sua biografia:

Così il cubismo doveva essere messo sul palcoscenico. Questo fu veramente l’inizio del riconoscimento generale dell’opera di Picasso, quando un lavoro è messo sul palcoscenico naturalmente tutti devono guardarlo … e poiché sono costretti a guardarlo naturalmente, devono accettarlo, non c’è altro da fare.

Picasso recupera la sua visione del circo, a lungo frequentato a Parigi insieme alla sua banda, e vi attinge a piene mani foto 13per le scene e i costumi, pensa a costumi-scultura tridimensionali e a quinte inedite, una provocazione visiva per accompagnare i movimenti secchi e veloci dei danzatori.

Parade non è solo l’arte dell’artista spagnolo ma anche la musica di Erik Satie, le coreografie di Léonide Massine, la poesia di Cocteau, un concentrato unico e inimitabile del genio dell’epoca. In realtà, Picasso suggerisce alcune modifiche in chiave eminentemente cubista, affiancando, in modo spiazzante, elementi reali e immaginari, che incidono considerevolmente sull’impianto originario dell’epoca. “Parade sconvolgerà non poco le idee degli spettatori” profetizza Apollinaire, e coglie nel centro perché al debutto parigino lo spettacolo desta scandalo.

Picasso, entusiasta dall’atmosfera che si respira tra i vicoli partenopei, affascinato dallo scenario di Pompei e dalla Commedia dell’Arte, tuttavia non demorde  e ci riprova con Pulcinella, balletto in un atto ambientato a Napoli, musica di Igor Stravinskij, la coreografia di Léonide Massine, la scenografia e i costumi di Pablo Picasso. Ancora un’altra provocazione al pubblico, tra le musiche rivisitate di Pergolesi, le pantomime inedite di Massine, le geometrie cubiste e i colori squillanti usati dall’artista spagnolo.

foto 5Un’epoca che rivive nel progetto ideato dal MIBACT per celebrare il centenario del viaggio di Picasso in Italia nei luoghi toccati dall’artista, Roma, Napoli, Pompei, all’interno del più ampio progetto Picasso-Méditerranée, che intende focalizzare il legame profondo tra l’artista e il Mediterraneo, voluto dal Museo Picasso di Parigi.

A conclusione del progetto italiano, nei giorni scorsi, alle Scuderie del Quirinale è stata inaugurata la grande mostra Pablo Picasso. Tra Cubismo e Neoclassicismo: 1915-1925, in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi, il Museum Berggruen di Berlino, la Fundació Museu Picasso di Barcellona, il Guggenheim, il Metropolitan Museum di New York e le Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, nella quale oltre 100 opere dell’artista, documenti e materiali del periodo italiano, tra foto, lettere, cartoline, i bozzetti dei costumi, l’enorme sipario (esposto per ragioni di spazio a Palazzo Barberini), testimoniano al pubblico una fase fondamentale del percorso artistico dell’artista spagnolo e una tappa straordinaria dell’arte del XX secolo.

 

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10. ottobre 2017 by Anna Puleo
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