Libri da riscoprire: Un amore di Dino Buzzati
Accese la quarta sigaretta, ci sarebbe stato da finire un lavoro ma non ne aveva la minima voglia, dopotutto non c’era urgenza bastava presentarlo sabato e si era appena a martedì, poi quando gli veniva la voglia di fare l’amore lavorare era molto difficile non che Dorigo fosse molto sensuale e carico di virilità eppure ogni tanto all’improvviso senza apparenti motivi l’immaginazione si metteva a lavorare …In queste ore Dorigo dimenticava persino la propria faccia che gli era sempre dispiaciuta, ch’egli aveva sempre giudicata odiosa; e si illudeva di poter essere persino desiderato.
Antonio Dorigo, cinquantenne, stimato artista e scenografo, casa e macchina d’ordinanza, simpatico e disinvolto quanto timido e insicuro con le donne, con le quali finisce per avere solo rapporti a pagamento. In una delle tante case d’appuntamento frequentate abitualmente finisce per conoscere la Laide, una ventenne dal volto e dal corpo ancora infantili, una piccola teppista dall’espressione petulante e arrogante, tutta candore e sfrontatezza, sete di vita e piccole astuzie, sempre pronta alla fuga e ai capricci, e se ne innamora.
E’ l’inizio di una ossessione senza fine, di attese, appostamenti, inseguimenti, umiliazioni, continue bugie. Una ossessione in nome della quale Antonio accetta di passare tutti gli stadi dell’umiliazione e della degradazione pur di costruire una gabbia in cui rinchiuderà lui e la Laide. Che prende i soldi di Antonio, acconsente ad entrare nella gabbia ma continua a fare la vita di sempre, a rivendicare la sua libertà, anche quella di seguire sogni impossibili.
Alla fine non resta altro che il vuoto. “Finiti l’affanno la gelosia la disperazione” si è esaurita anche la tempesta, che è insieme inferno e frenesia vitale. Il baratro più profondo e il fuoco di una giovinezza prolungata. Ora che l’affanno, la vertigine in cui era stato risucchiato si sono consumati, ora che quella corsa folle e senza una mèta che lo ha gettato nella disperazione e lo rendeva nello stesso così vivo come mai era stato prima si è conclusa, non restano che “stanchezza, vuoto, malinconia” e l’ombra incombente e inesorabile della morte, “sprofondata nell’animo da quando era ragazzo” dimenticata negli anni in cui veniva sballottato dall’uragano.
Antonio sa di avere ammirato a distanza le belle vetrine colorate e dalle mille luci piene di promesse, conosce la solitudine e il rimpianto di ciò che ha perso per strada, ma forse non per sempre, e l’occasione è proprio quella maschietta dal passo imperioso, bugiarda e strafottente, che manovra come un burattinaio i fili della sua vita.
Due galassie, la Milano rampante del boom economico, ipocrita e volgare, con i suoi industrialotti e le ragazze di vita, e quella delle case di ringhiera, anche se la lotta di classe è lontana perchè la Laide in fondo è una piccola borghese che sogna la solidità di un marito e di una famiglia, le “gioie semplici ed eterne, domestiche, rassicuranti, banali forse, che sono il sale della terra“. Sarà un’altra donna, Piera, ad alzare la cortina di menzogne, malìe e autoinganni e il miraggio scompare di botto.
Scordatevi le atmosfere inquietanti e misteriose de Il deserto dei tartari o di Barnabo delle montagne, i temi surreali dei Sessanta racconti. In Un amore Dino Buzzati espone una materia non fantasmatica ma nuda e sanguinante, come solo ciò che hai vissuto in prima persona può essere, ma qui la storia personale si fa collettiva per involgere i rapporti tra i sessi, in cui si intrecciano inesorabilmente contraddizioni e paradossi, esercizio del dominio e modelli ancestrali.
In mezzo al cammin di nostra vita anche Antonio si ritrova in una selva oscura, perde se stesso, oltrepassa la soglia dell’inferno ma alla fine Antonio torna a essere Antonio, e ricomincia a vedere il mondo come prima. Il mondo e le sue ombre che avanzano lentamente, con le quali imparare a convivere.
(Nelle foto Dino Buzzati pittore)