Letizia la pasionaria, al MAXXI di Roma
E’ possibile capire l’Italia dalla sua periferia? E’ possibile ripercorrere mezzo secolo di Storia raccontando le storie degli ultimi, di chi vive ai margini, nell’oblio? Forse si, se la narratrice si chiama Letizia Battaglia, che tutto il mondo conosce come ‘fotografa della mafia’. In realtà Letizia Battaglia non vuole essere ricordata –o quantomeno non soltanto- come fotografa, ma come persona che ha percorso il XX secolo ritraendo nei suoi scatti momenti e personaggi fondamentali per la storia, la politica, la cultura del Paese, così come gente comune, la vita quotidiana nelle strade della sua Palermo, il degrado del tessuto urbano e di una comunità.
Facendo dell’immagine un gesto pensato e ricercato attentamente, atto necessario a ricomporre il tessuto lacerato dell’esistenza, di volta in volta replicato sulle assi del palcoscenico o dietro la cinepresa o, ancora, nell’attività editoriale e in quella giornalistica, dalle pagine di cronaca nera de L’Ora.
Sono una persona non un fotografo, dice. E potrebbe essere posto come esergo al tributo che il museo MAXXI dedica a una delle indiscusse protagoniste della fotografia contemporanea internazionale con una mostra intitolata Per pura passione, curata da Paolo Falcone, Margherita Guccione e Bartolomeo Pietromarchi. Che ha scolpito pezzi importanti del nostro tempo con scatti entrati nella memoria collettiva e testimoniato giorno dopo giorno come qualsiasi atto performativo non possa non avere un risvolto etico e civile.
Che ritragga i volti di Andreotti e Salvo Lima, di Pasolini o dei boss mafiosi, i cadaveri disseminati tra le strade di Palermo, i bambini che giocano alla Zisa, o il grido di dolore di un figlio cui hanno appena ammazzato il padre, gli ospiti di un ospedale psichiatrico, Letizia Battaglia non cerca solo la denuncia, ma la bellezza e la poesia dell’esistere, “con sguardo poetico, senza mai infierire nè compiacersi“, come dice Dacia Maraini
200 immagini e un ricco apparato di documenti, molti dei quali inediti, arrivati direttamente dal suo studio, per raccontare un percorso esistenziale e professionale che si intreccia saldamente con la nostra contemporaneità, registrata grazie alla passione tenace di una donna che ha fatto della cultura e dell’impegno civile la sua cifra distintiva. Dentro c’è naturalmente anche il rapporto con la sua città, Palermo, altera e decadente, amata odiata, incanto e disillusione, in cui realizza le sue foto e i suoi progetti -case editrici, periodici, gli spettacoli teatrali, il Centro Internazionale di Fotografia, l’attività politica- perché alla fine
Dietro c’è l’energia, la curiosità, la voglia di scoprire ogni volta la bellezza del mondo, nei bambini, nelle donne, negli anziani, di esplorare l’irrequietezza, la tensione indomabile verso il cambiamento, con mente e sguardo aperti alle piccole pieghe della realtà. Da donna libera. Da pasionaria.